Lasciamo New York dopo un mese di vita, esplorazione e scoperta. Ci rimettiamo lo zaino in spalla per dirigerci a Sud, verso il caldo.
La prima tappa, Philadelphia, ci ricorda che siamo ancora troppo a Nord, ce lo ricorda con un vento da tagliar la pelle ed una temperatura di 12 gradi… Fahrenheit. E quanti sono? – direte voi – Ah boh, rispondiamo in gran coro. Se delle varie e strampalate misure degli Stati Uniti ce ne siam fatti una ragione, con la temperatura ancora ancora non abbiamo trovato una quadra. Tradotti in sistema internazionale però dovrebbero essere attorno ai -11°C, più vento (che però non è quantificabile come effetto su nessuna scala).
Philadelphia ha un fascino antico, decisamente europeo, con un centro città di palazzoni moderni ma anche di grattacieli con una dimensione in più, non dei parallelepipedi dritti, ma degli scaloni che portano ad un corpo centrale più alto e a dei blocchi più bassi. Un po’ come se li avessero costruiti con il Lego ed avendo finito i mattoncini avessero voluto comunque far crescere il più possibile in altezza la parte centrale dell’edificio.
Siamo ospitati da due amici, Alessandro e Giulia, che si sono appena trasferiti da Dallas (dove ci avevano già accolto al nostro ingresso negli USA). Hanno trovato una bellissima casa in un albergo in un palazzo vicino al centro, con reception 24/7, corridoi di moquette, palestra, facilities varie e tre ascensori. Da qui si può raggiungere comodamente il centro e la vita della città a piedi, senza dover prendere la macchina per fare la spesa o andare a visitare un museo.
Rimaniamo colpiti dalla città, dalla sua vivibilità, dai suoi murales (vi sono tour per visitarli tra cui anche quelli autoguidati) che sono intere pareti di case dipinte con una qualità quasi fotografica. Alcuni sono valorizzati anche di notte con illuminazioni cangianti. Visitiamo inoltre la famosa scalinata di Rocky, la free library dove l’ex ex direttore della sezione libri antichi ci fa un tour aprendo anche uno scaffale e sfogliando, come se nulla fosse, papiri egizi, libri del 1500 e tavolette assiro-babilonesi di contratti commerciali. Non ci soffermiamo a visitare la Barnes foundation ma ce la riserviamo per un altra visita, anche se il museo contiene capolavori dell’arte ottimamente disposti (e mai più spostati per volontà) dal fondatore e filantropo Albert C. Barnes.
In città ha dimora anche la famosissima (d’ora in avanti per noi) Liberty Bell, fonte di ispirazione universale (ora che lo sappiamo) per la libertà dell’America e del mondo. Leggendone un po’ la storia nel museo si scopre poi che già al primo trasporto fu danneggiata e riparata e che dopo poco meno di cent’anni si è squarciata e da li in avanti viene mantenuta come simbolo di libertà ed ispirazione.
L’eroe dello stato della Pennsylvania e beniamino indiscusso della città di Philadelphia, dove morì nel 1790, è Benjamin Franklin. Ovunque si trovano richiami alla sua persona.
Il municipio è costruito nello stile di un castello medievale francese, con una corte interna dalla quale si scorgono le vie che partono dritte verso i quattro punti cardinali. Percorrendo Market street si arriva ad un mercato coperto “che piace tanto ai turisti”, come ci viene definito più volte, al cui interno vi sono stand di cibo tipico e frutta e verdura di stagione a prezzi decenti e non lucida e perfetta come si trova altrove. Un’ottimo posto per pranzare durante l’esplorazione della città, dove poter provare la CheeseSteak, un piatto tipico.