Seconda tappa cittadina della California, la baia della tecnologia e delle rivoluzioni di costume ci fa scoprire diversi punti di vista di come si possa vivere in questo ombelico del mondo.
Rimaniamo in città per oltre una settimana, cambiando quattro diversi posti in cui passiamo la notte. Il primo ospite vive nellaparte Sud della città, ospita solo al week end quando non deve curare il figlio e viviamo per qualche giorno a casa sua con pocheinterazioni, tranne una cena in cui gli prepariamo degli gnocchi per ricambiare dell’ospitalità. In questi giorni scopriamo il quartiere di Mission, esploriamo Chinatown e la parte turistica di Little Italy e dei Pier. Entriamo a contatto con l’esperienza dei Thrift Shop, ovvero i negozi dell’usato, dove puoi trovare ogni tipo di vestito, borse, scarpe, tranne quelle che Gaia sta cercando dal Texas, un paio di stivali per poter affrontare il freddo che troveremo al Nord.
Il secondo ospite, Greg, è la persona più eclettica che abbiamo finora incontrato nel nostro viaggio. Un artista che ha trasformato la sua casa in museo, con oltre 30 stanze diverse che si possono visitare in tour da lui guidati. La casa è un crocevia di artisti, ha spazi usati da ufficio e da sartoria. Gaia viene coinvolta nel backstage di uno spettacolo di circo, mentre noi andiamo a girovagare per la città. Non siamo gli unici ospiti, ma l’ospitalità ci viene data per una sera e poi con un giorno di pausa per un’altro giorno.
Accettiamo l’ospitalità a singhiozzo per l’atmosfera di creatività e libertà che si respira nella casa. Il secondo giorno cuciniamo per tutto lo staff a pranzo e prepariamo delle lasagne, come sempre partendo da farina e uova, per la cena. Il numero di persone varia dalle 8 alle 12 per pasto e finiamo a cucinare tutto il giorno, ma con gran soddisfazione. Per cena viene organizzata una festicciola dal nulla, con ottimo vino californiano, mentre a pranzo abbiamo la possibilità di conoscere delle rappresentati della comunità transgender di San Francisco.
Con Greg andiamo a visitare alcuni spot di San Francisco tra cui il famoso ponte, anche da un punto di vista poco turistico, su sentieri che portano a spiagge affacciate sull’oceano. Visitiamo anche il Fine Art museum entrando con dei biglietti VIP dato che il nostro ospite ha un incontro con i responsabili didattici per concordare riguardo ad uno spettacolo da creare dentro al museo.
Nella notte di intermezzo da questa ospitalità troviamo alloggio a casa di una amica di amici che ci soccorre offrendoci un divano ed un letto dentro alla sauna della sua casa vicino al quartiere di Castro, il quartiere storicamente Gay di San Francisco.
Parlando con Irina scopriamo alcune delle assurdità del vivere in questa città, in cui gli affitti si contano in migliaia di dollari e gli stipendi devono essere altissimi per le carriere tecniche tanto che finanziamenti di un milione di dollari per una startup siano a malapena sufficienti per assumere 3 o 4 ingegneri.
L’ultima casa in cui dormiamo è quella di due ideali di lavoro della silicon valley in quanto abitata da un ragazzo che lavora in Google ed uno che lavora in Apple. Il lavoro che fanno è a prima vista il sogno di ogni ingegnere: free food, mezzi infiniti, accesso a dati sensibili e strategici di grandi multinazionali. Ma dall’altra parte seppur Google paghi anche le bollette della luce e di internet, oltre a dare più di centomila dollari di stipendio annui, la vita si riduce a poche ore fuori dall’ufficio, o continui viaggi tra Cina e Italia per il ragazzo che lavora nel controllo qualità della produzione dei computer Apple. Questa strana coppia, uno keniano e l’altro Canadese si cibano solamente di carne cotta alla griglia e bevono alcolici di continuo, tanto da avere segni evidenti di sofferenza fisica come fiacche sui piedi gonfi e segni rossi sul volto.
San Francisco è la città della trasgressione o meglio dell’essere se stessi, senza preoccuparsi molto di che cosa ne pensano gli altri. Qui le persone si vestono come vogliono, uomini da donne, donne da uomini, ogni orientamento sessuale è ammesso ed è ammesso anche farlo notare. Il costume ‘classico’ di una festa in maschera italiana in cui gli uomini si vestono da donne qui non ha alcun senso, spesso è difficile capire il sesso di una persona guardandola a primo impatto. La normalità qui è quello che altrove è considerato trasgressione e ad essere vestito da normale europeo ti senti te quello fuori posto a volte. Qui, ci raccontano, sono partite le grandi rivoluzioni sociali del secolo scorso, crocevia di pensatori liberi che hanno trovato lo spazio ed il modo di innovare nelle arti ed infine nella tecnologia. Non è un caso che la silicon valley sia nata qui, non ha nulla a vedere con la produzione di tecnologia o la presenza di silicio, è una produzione di idee che si concretizza in oggetti e progetti reali.
In questa atmosfera decidiamo di fermarci per vivere il nostro primo Halloween originalmente Americano. Ci mascheriamo come riusciamo con vestiti dell’ultimo minuto e a basso prezzo e andiamo alla festa organizzata a casa di Greg e per recuperare tutti gli Hallowwen persi da bambini andiamo anche porta per porta, un po’ vergognandoci, a chiedere le caramelle. A tutti gli effetti rubando le caramelle ai bambini.