Rieccomi con un altro pezzo del mio viaggio da raccontare.
Essendo un po’ lungo, eh si ancora, ed essendo già finito il viaggio, eh già purtroppo, lo dividerò in due.
Questo post è disponibile (e in originale) anche su: http://blogs.radiopopolare.it/darsena/?p=962
Uno è questo e l’altro vi arriverà domani, con anche il motivo e la spiegazione di come è terminato il viaggio..
Eravamo arrivati al rifugio quinto alpini, nel parco nazionale dello Stelvio, che lascio a malincuore, salutando tutto lo staff già indaffarato a cucinare per il pranzo e ad accogliere i camminatori più mattutini
arrivati su trafelati e contenti della scalata. Con due ore e quaranta di discesa ritrovo la mia moto al sole ad aspettarmi ed in poco tempo ci mettiamo sulla strada del re dei passi alpini del mio viaggio: lo Stelvio.
Il lungo allenamento sulla strada alpina francese e il girovagare tra Svizzera ed Italia solo son serviti a capire come giocare meglio con la moto, ma sono nulla confrontati con i 14 più 48 tornanti in rapida successione dello Stelvio. Questa strada è molto più stretta e le curve più spigolose di molte altre che ho già percorso e conta molto di più la tecnica che il motore. Il divertimento e l’emozione di esser lì, dopo averne sentito così tanto parlare, sono altissimi. La soddisfazione finale è adrenalina che scorre nelle vene al ritmo dei cinquemila giri del bicilindrico boxer della mia moto che ruggisce durante la tortuosa discesa.
Passato lo Stelvio mi dirigo prima verso Merano e poi a Vipiteno, dove inizio a cercare un posto da dormire verso le 18.30, posto che trovo solo alle nove passate. Tutti i giacigli disponibili in città e dintorni, infatti, erano già pieni e decido quindi di dirigermi verso Bolzano, chiedendo in ogni b&b che incontro. Vengo infin indirizzato sul lato di una montagna, dove passo la notte in un agriturismo gestito da una ragazza di nome Heidi.
Sveglia presto la mattino ed è già il 17 agosto. Dopo il re dei passi alpini di ieri è ora di cambiare un po’ paesaggio. Heidi mi consiglia di passare per una colle dal bel panorama. Ad un certo punto, dopo una strada tutta circondata da alberi, eccole spuntare in lontananza, avvolte nella foschia e colorate di toni di bluastro che si perdono verso il nulla, come avvolte da un po’ di mistero e di magia, diverse da tutte la Alpi viste finora, spigolose ed aguzze, imponenti, le Dolomiti.
Mi dirigo verso il gruppo Sella, a cui giro attorno con una lacrimuccia di emozione dietro gli occhiali scuri e sotto il casco, per la bellezza delle strade e delle cime che mi circondano.
Ho scoperto le Dolomiti solo quest’anno, di ritorno dal viaggio primaverile fino a caponord, per puro caso, dopo 14000km mi sono trovato davanti ad uno spettacolo grandioso, che era dietro l’angolo mentre io ero andato a cercare i fiordi innevati fino in capo all’Europa. Ed uno dei motivi che mi hanno spinto ad intraprendere questo viaggio è stato anche rivederle, attraversarle e visitarle.
Raggiungo poi una mia amica all’incantevole lago di Misurina e la notte vengo poi ospitato in campeggio da lei e dalla sua famiglia su una sdraio nella veranda della roulotte, davvero comoda nonostante le apparenze.
Questi due sono stati senza dubbio i giorni più emozionanti del viaggio.
Ho realizzato e finalmente capito perchè mi piace così tanto la montagna, anche se può sembrare un ragionamento contorto, mi piace perchè mi piacciono le nuvole: in montagna sei più vicino, a volte anche di fianco, a tratti sopra, le nuvole, tutto qui, nulla di più semplice, nulla di più contorto!
Per l’epilogo e la continuazione del viaggio dovrete aspettare il prossimo
post.
A presto,
buona strada a tutti,
Fabio