Ciao a tutti nuovamente,
oggi abbiamo doppiato il capo più nord dell’Europa continentale. La meta che è servita come scusa per mettersi sulla strada è stata raggiunta, passata, fotografata, vissuta ed è diventata un po’ storia e un po’ leggenda, come in ogni viaggio che si rispetti.
Ma andiamo con ordine, ci eravamo lasciati poco prima del circolo polare artico. Ci eravamo lasciati senza dire che passando da Trondheim avevamo recuperato un terzo viaggiatore, Andrea, ligure, già collega di viaggi di Ivan. Con l’arrivo di una terza persona l’organizzazione stessa del viaggio è cambiata: abbiamo risistemati i bagagli prima buttati a caso tra baule e sedile dietro per poter avere del posto. L’operazione è avvenuta in una notte praticamente insonne, al chiarore del cielo nordico delle 4.30 in una piazzola di sosta aspettando il traghetto del mattino. Con la disponibilità di un posto a sedere sul sedile dietro è naturalmente nata la lotta per non occupare quel posto, in quanto a ridotta visibilità e leggermente isolato acusticamente, in pratica il posto perfetto per farsi un pisolino. In tre persone il prezzo degli alloggi pro capite è sceso, infatti le sistemazioni sono principalmente in bungalow affittati da campeggi, e l’affitto è per il bungalow intero, che esso possa ospitare 2, 3 o 5 persone.
Tornando alla strada, il circolo polare l’abbiamo attraversato a bordo di un traghetto, aspettando sul ponte, all’aperto, di scorgere su un’isola il monumento che contrassegna il passaggio del meridiano. Contrariamente a tutti gli altri traghetti, su quello e in quel momento particolare, pareva che l’aria si fosse fermata, il rombo sordo del motore quasi scomparso ed attutito dal vento che circondava la nave ma non il ponte dove eravamo ad aspettare litigando da buoni nerd con della tecnologia non affidabile e con segnali gps non raggiungibili.
Varcato il circolo polare le già lunghe giornate sono diventate infinite, senza mai raggiungere l’oscurità e ella corsa tra un traghetto e l’altro, senza accorgercene quasi, ci troviamo in coda per le isole Lofoten. Appena arrivati al porto assistiamo a strani trasferimenti di carico sulla macchina in coda davanti a noi. Dopo aver visitato la città di Bodø, invece, ci viene affidata da una simpatica fanciulla locale, in cambio di un vasetto di marmellata fatta in casa, una macchina incidentata da portare sulle isole.
Come da aspettative (con chiunque tu possa parlare di Norvegia andrà a decantare le isole Lofoten) ci siamo innamorati di questi posti al gusto di merluzzo seccato. Le isole sono ricoperte di merluzzi, nella loro accezione di stoccafisso, appesi a seccare a debita distanza dalle loro teste. Le teste sono raggruppate in mazzetti ed essiccano su stendimerluzzi differenti. Impariamo tante cose sulla storia delle isole, dello stoccafisso, del suo commercio, della sua lavorazione e sul turismo dal nostro ospite e proprietario della ex capanna di pescatori dove dormiamo. Infine scambiamo una bottiglia di vino con una visita ad un museo ancora chiuso e tre stoccafissi da portare a casa. Da questo momento ogni volta che apriamo la portiera della macchina sono li, a ricordarci di non essere soli. Si, davvero abbiamo degli stoccafissi in auto, ma contrabbandati dentro un sacco della monnezza.
Procediamo verso Nord visitando le città di Narvik e fermandoci poi a dormire a Tromsø, che dal nome fa pensare ad un comodino dell’ikea. Siamo sempre più convinti che i norvegesi abbiano discendenze naniche, da come scavano tutte le montagne che si interpongono sulla pianificazione di una strada dritta. La nostra convinzione è avvalorata dall’aver incontrato una rotonda al centro di una galleria, con un pilastro di roccia centrale a sorreggere la volta dell’incrocio. Le gallerie sono scarsamente illuminate, spesso profonde, con la roccia scavata a vista a far vedere il lavoro di scalpello che ha sottratto spazio alla montagna. Solitamente sono polverose, quasi nebbiose, in quanto gli pneumatici chiodati rimuovo durante tutto l’inverno lo strato di asfalto, rendendolo polvere. Le migliori gallerie sono quelle sottomarine, ti portano con discese velocissime fino a sotto il livello del mare e poi ti fanno arrampicare dall’altro lato per superare in questo modo la distanza tra un’isola ed un’altra. Abbiamo attraversato anche una spettacolare galleria in cui in alcuni punti il soffitto era fatto di ghiaccio, al centro della montagna, imbrigliato ed illuminato di blu. La strada che percorre il centro della Norvegia, la E06, è noiosa, scarsamente interessante dal punti di vista paesaggistico e abbiamo cercato di tenercene il più lontano possibile. da dopo Alta però si immerge dentro un altipiano che noi abbiamo attraversato al tramonto, coperto di neve, interrotta solo dal nastro di strada lunga e sottile. I pochi alberi che coloravano a chiazze il biancore e le dolci forme della neve lucida da inizio disgelo ed illuminata dal sole e il cielo sereno sopra di noi ed in tempesta tutto attorno e la luce rossastra delle nuvole e i carmina burana di sottofondo alla mia guida (ben al di sopra dei limiti di legge, ma al di sotto delle possibilità viabilistiche) hanno reso la traversata spettacolare, emozionante, indescrivibile (se mi guardaste negli occhi durante il racconto, forse forse allora..).
Capo Nord, infine, la meta, come dicevo all’inizio. L’abbiamo raggiunta stamattina, abbiamo cercato la strada per raggiungere a piedi il posto veramente più a nord, ma abbiamo trovato 3 metri di neve a fermarci. Siamo entrati sul piazzale senza dover pagare alcun biglietto. Ma siamo stati colti in trappola dal beffardo sistema commerciale: per comprare alcuni souvenir siamo entrati nel centro lì allestito e alla cassa ci hanno richiesto il biglietto d’ingresso per poter pagare i nostri acquisti. Nulla di più assurdo ci era mai successo.
Lasciato il punto più commerciale più a nord d’Europa siam tornati verso Alta, dove abbiamo lasciato Andrea ad aspettare il suo volo di ritorno per l’Italia ed ora siamo spersi per l’entroterra norvegese, verso la Finlandia e verso la Svezia, da dove scenderemo più o meno a caso nei prossimi giorni.
E’ quindi ufficialmente cambiata la direzione del viaggio, non potremo più dire a chi ci dà indicazioni “Nord”, ma dovremo, tristemente, con mille ricordi ricordati ed altri in attesa di essere vissuti, dire “Sud”.
Fabio e Ivan