Ovvero come esportare un mezzo di trasporto dalla repubblica Panamegna.
La nostra nuova casa è tenuta insieme da un po’ di bulloni e molta ruggine, ma è forte per resistere a molti altri km. Dopo una buona ripulita al vano carico vuoto, dei lavori fatti prima di partire per adattare i sedili al fatto di poter viaggiare in tre persone, tra cui giri da uno sfasciacarrozze per trovare un sedile doppio, saldature in una officina mezzo sconclusionata di un peruviano tra i sobborghi di Panama e code burocratiche per registrare il terzo posto a sedere (“Ah quindi il mezzo ha tre posti ed il sistema vi ha messo solo due sul libretto?”, “…. SI!”, “20 dollari e correggiamo” :D ), partiamo di buon ora verso Nord.
Passiamo la prima notte di viaggio su ruote ad una fermata di ristoro dei bus, tra luce, rumore, zanzare, sdraiati sul retro del furgone, con gli zaini accatastati sui sedili davanti. Praticamente non dormiamo. Il giorno dopo ci presentiamo alla frontiera per passare in Costa Rica e dopo aver già timbrato i passaporti ci viene detto che le carte che abbiamo non sono sufficienti ad uscire dal paese con il nostro nuovo mezzo. Veniamo quindi rimbalzati ad un paesino prima della frontiera, Changuinola, i cui uffici sono però tutti chiusi in quanto domenica. Troviamo un benzinaio dove dormire e miglioriamo la situazione zanzare con l’acquisto di uno zampirone ed il giorno dopo ci buttiamo nella burocrazia panamense per ottenere tutte le carte:
– Salva conducto
– Paz y Salvo
– DIJ
– Tramite aduana
– Registro vehicular
– Revisado vehicular
Gli ultimi due punti li abbiamo ottenuti con il passaggio di proprietà, i primi due scopriamo che sono delle tasse da pagare al comune, in modo da poter effettuare il terzo punto, il DIJ, ovvero una revisione del veicolo da parte della polizia investigativa, della durata di otto giorni per poter uscire dal paese. I documenti della dogana invece sembrano un po’ più semplici, solo lunghi da ottenere. I codici di prima importazione del veicolo sono sbagliati e quindi, con la flemma che solo un centro americano burocrata può avere, dopo varie telefonate e mail scambiate con gli uffici di Panama otteniamo anche i documenti doganieri.
Felici di aver sconfitto la burocrazia in solo una giornata di rimbalzi tra uffici diversi, autorità, pagamenti e attese, ci concediamo un pranzo e poi andiamo verso la frontiera.
A questo secondo giro, nonostante le rimostranze degli addetti, chiediamo prima in dogana se tutte le carte in nostro possesso ci possono far finalmente uscire dal paese e la risposta è si, ma solo per un mese. Allo scadere del mese, se non rientriamo, al prossimo ingresso bisognerà pagare una multa di 1000 dollari. Visto che non sappiamo nulla di certo sul nostro futuro e su dove venderemo poi il van ci vediamo costretti a rivolgerci ad una Corredora de Aduana, che facendoci pesare l’urgenza del nostro tramite e chiedendo ben 125 dollari ci prepara le carte per il pomeriggio del giorno dopo. Risulta alla fine ceh re-esportiamo il veicolo da Panama, essendo poi liberi di farci quello che vogliamo, con la raccomandazione di dichiarare alle prossime frontiere di star entrando per turismo.
Passiamo così la terza notte dentro il van, ancora nello stato di Panama, nella stessa stazione di benzina della notte precedente. Miglioriamo ulteriormente la vivibilità notturna investendo in una zanzariera che ci permette di avere aria fresca e di tenere fuori i fastidiosi insetti.
Aspettando che l’evanescente corredora de aduana faccia il suo lavoro di passacarte fin troppo ben remunerato, finalizziamo il progetto ed acquistiamo il materiale per isolare il pavimento in vista dei freddi del Nord America e per avere una migliore base di appoggio per le nostre schiene la notte.
Ottenuta tutta la burocrazia necessaria a lasciare il paese più a sud del Centro America, ci inoltriamo in Costa Rica.