Tutti ci sconsigliano di visitare Detroit e per questo motivo noi andiamo a verificare di persona. Rimanendo sorpresi.
Craiglist è la risposta a qualsiasi cosa si abbia bisogno qui negli stati uniti. Cerchi un cacciavite? Hai da vendere qualcosa? Non sai cosa fare? Cerchi un passaggio? Trovi e vendi tutto su Craiglist. E’ infatti con questa piattaforma che troviamo un passaggio da Chicago a Detroit, un indiano (d’India) che per lavoro fa spesso il tragitto affittando una macchina, che ci porta direttamente sotto casa del nostro prossimo CouchSurfer.
Il nostro ospite è un’altro che ha viaggiato poco, è appena tornato infatti dall’Appalachian Trail, un percorso lungo le montagne della costa orientale della durata di sei mesi, a piedi. Ci accoglie durante una riunione di condominio, riunione in cui obbliga i suoi inquilini socializzare tra di loro (e con lui) una volta al mese, per poter discutere di cose come se la musica è troppo alta o semplicemente per conoscersi, visto che abitano tutti nella stessa casetta di legno di tre piani.
Il giorno successivo visitiamo qualche edificio abbandonato e facciamo un tour della città in macchina. E’ impressionante vedere come interi quartieri sono disabitati, con le case in decadenza, magari con la facciata integra ma il tetto sfondato.
Ci racconta però che molte case vengono ora ricomprate a sistemate e che anche il quartiere in cui vive lui ora sta vivendo una ripopolazione. Molti stanno tornando ora verso il centro, dopo essersi per anni rifugiati in città satelliti attorno a Detroit.
Visitiamo una installazione artistica realizzata con cumuli di oggetti in un quartiere una volta malfamato dal nome “Heidelberg Project“. Lo scopo dell’opera, che prende una via intera è quella di attrarre turisti nell’area, richiedendo così più sorveglianza da parte della polizia, innescando un circolo virtuoso di valorizzazione del quartiere stesso. Devo dire che la logica sembra funzionare e che accanto a cose che sembrano semplicemente cumuli di cose ed installazioni più sinistre con teste di bambole o parti di manichini, vi sono delle composizioni carine che meritano di essere visitate.
Notiamo questa voglia di rinascita e consapevolezza che questo è un momento magico da cavalcare parlando con le persone che vivono da anni a Detroit. Ora come non mai la città sta attraendo artisti, pensatori, innovatori e le grandi aziende stanno ricominciando ad investire, comprare terreni per poi speculare e rimettendo in quadro vecchi stabilimenti ed edifici.
Veniamo invitati ad una festa privata organizzata dai fantastici custodi della casa del direttore dell’opera di Detroit e trascorriamo con loro una piacevolissima serata, parlando della città, di viaggi, di vita e di cultura. La casa che custodiscono è una magione su tre piani curatissima e piena di cimeli di spettacoli e cantanti lirici, tra cui dei manifesti con dedica di Pavarotti.
Visitiamo il museo della città, una bella sorpresa, gratuito e ben fatto che spiega come Detroit sia stata il centro dell’innovazione e degli investimenti al pari di New York per un lungo periodo di tempo. Viene illustrato come qui siano stati inventati tantissimi oggetti tecnologici diversi come ad esempio il motore fuoribordo per le barche, il fordismo naturalmente e l’industria dell’automobile o come da qui sia partito il concetto di vendita in party privati dei tupperware, metodologia poi diffusa in tutto il mondo. Il museo presenta anche uno scantinato con la ricostruzione della città in vari momenti storici, con i negozi, le botteghe, le strade. Decisamente aiuta a vedere con occhi diversi una città che ha dichiarato bancarotta dopo esser stata un centro di sviluppo ed innovazione, una città che oggi sta rinascendo con movimenti anche dal basso, di coesione cittadina e di cultura underground.
Trascorriamo il nostro primo ThanksGiving con la famiglia del nostro CouchSurfer. Originariamente lui voleva usarci come scusa per sfuggire dal pranzo di famiglia, dicendo che aveva ospiti sperava di scappare dalla tradizione annuale e per una volta passare una giornata come tante, ma noi lo abbiamo alla fine convinto a portarci a vivere una tradizione americana con una famiglia americana. Siamo per tutto il tempo il centro dell’attenzione di zii, fratelli, sorelle, cugini, nonni e genitori, gli estranei da interrogare, da capire da dove arrivano, che ci fanno al tavolo di famiglia. Mostriamo anche le foto del nostro viaggio, per spingere, a detta del nostro ospite, la famiglia a viaggiare e a capire che c’è del bello anche fuori da casa loro.
Il pranzo si svolge velocissimo: come se fosse per noi un pranzo di Natale ci si siede tutti attorno ad un tavolo super imbandito di cibo, con il tacchino già fatto a fette, la sua cranberry sauce, altri tipi di carne, pasta fredda, patate schiacciate e patate dolci arancioni e insalate di varie verdure cotte. Viene recitata una preghiera dal più anziano in tavola, il nonno che siede di fronte a noi a fianco della moglie, entrambi accartocciati dall’età ma con gli occhi vispi ed attenti a tutto quello che gli succede intorno nel primo thanksgiving organizzato fuori da casa loro. Riempiamo il primo piatto e chiacchieriamo con gli zii che ci interrogano a più riprese, a seconda della metà del tavolo con cui stiamo parlando, ci viene più volte riempito il piatto dai nonni, non si può dire di no se i nonni ti mettono cibo nel piatto e mentre noi scegliamo infine cosa mangiare per il secondo piatto, tutti si alzano, pieni e soddisfatti, iniziano a girar per casa e a far comparire i dolci.. Noi ci troviamo con un piatto pieno di cibo, unici ancora a tavola, a soli 15 minuti dalla preghiera di inizio, non dico affamati ma di certo non sazi e finiamo sotto gli occhi di tutti il nostro cibo mentre ci vengono già portate le torte e ci viene sottratto il piatto sporco non appena l’ultimo boccone è stato sollevato. Il nonno a questo punto, mentre la sorella e la madre ritirano gli avanzi, si lamenta del fatto che è stato avanzato tanto tacchino e noi assaggiamo la classica e tradizionale torta di zucca ed una versione riveduta, sempre alla zucca ma fatta come cheesecake. Tempo venti minuti le persone iniziano a salutare. Gli avanzi di cibo vengono disposti nell’isola centrale della cucina ed ognuno si fa il suo sacchetto, scatola, contenitore di scorta per la cena o per il giorno seguente, saluta e scopare. A nemmeno due ore dall’inizio del pranzo c’è un giro di ottima tequila messicana e poi anche noi salutiamo con cibo sufficiente a sfamarci per il viaggio del giorno dopo.