La prima città che visitiamo del Guatemala è Antigua, l’antica capitale.
I vulcani e le foreste sono parte del territorio e del paesaggio, le strade si arrampicano e poi scendono dritte con curve mozzafiato ed il nostro van arranca sempre di più. Antigua è una città strana, sorvegliata da millenari vulcani, con edifici bassi e strade ciottolate. L’atmosfera che vi si respira è un misto tra il posto turistico, costruito apposta, ed un’energia antica che pulsa da tutto attorno e tutto permea. Dopo una giornata a girovagare per le vie di Antigua ci dirigiamo verso casa di un CouchSurfer che vive a Chimaltenango, una città costruita attorno alla Panamericana, in cui c’è sempre traffico e ad ogni passo ci sono negozi ed attività legate al mondo dell’automobile, dal meccanico al saldatore, passando per il tappezziere di sedili.
Il nostro ospite si chiama Yankel e si dedica ad aggiustare mini, lanciarsi col paracadute ed organizzare cose per turisti. Vive in una casa enorme con la moglie e una figlia di 3 anni stupita e divertita di vedere tre stranieri in giro per casa. Approfittiamo degli attrezzi, delle doti di meccanico e della disponibilità di Yankell per fare un po’ di lavori su Chevroletto, tra cui il cambio delle pastiglie dei freni, una riparazione di una sospensione effettuata da uno specialista dell’avantreno che lavora per 2 ore nel fango infilato sotto il passaruota e l’aggiunta di un portapacchi, tagliato e saldato al volo da una banda di ragazzi in una bottega.
Facciamo una gita al vicino lago Atitlan, dove i parapendiisti volano e assistiamo alle celebrazioni della festa nazionale, in cui bande di ragazzi corrono portando una fiaccola, seguiti da un autobus di supporto, bloccando il traffico, ma rivendicando la loro libertà democratica, mentre le bande di tutte le scuole sfilano per le strade. Essendo tutte le vie di comunicazione bloccate dalle celebrazioni decidiamo di ritardare la nostra partenza di un giorno, ma di costruire il sistema di cassapanche su cui dormire dentro a Chevroletto. Le discussioni su come realizzare il tutto si protraggono già dal Nicaragua, perchè mettere d’accordo due ingegneri ed una designer non è per nulla lineare, ma una soluzione che accontenti tutti si trova, si progetta ed infine si costruisce in una giornata di intenso lavoro, risparmiata dalla pioggia.
La pioggia è un elemento costantemente presente nella vita guatemalteca, per lo meno in questa stagione. Piove puntalmente ogni giorno, dalle 2 alle 3 del pomeriggio, protraendosi ogni tanto fino alle 4. Piove con un’intensità da nubifragio, che impedisce la vista a più di 5 metri. Per fortuna le strade sono preparate ad accogliere questa quantità d’acqua, che scorre via a fiumi. Le attività rallentano, alcune si fermano e si ritirano al chiuso, per poi uscire di nuovo al temine della precipitazione.
Il cibo in Guatemala è il classico cibo centro americano, che ogni paese rivendica come suo e si basa sulle tortillas di mais (che ci seguono, nelle loro varianti, dalla Colombia), sui fagioli e sulle uova. La colazione tipica nulla è di diverso dal Gallo Pinto Costaricano o dalla cena Nicaraguense, ma è tipica di qui, anche qui. Istigati un po’ dal basso prezzo e un po’ dalla pigrizia di cercare altro sviluppiamo una dipendenza dalle tortillas: dischi di farina di mais ed acqua, cotti su una superficie bollente da donne di tutte le età a tutte le ore del giorno. Purtroppo paghiamo questa dipendenza con gonfiori di pancia e dolori e tante puzzette. Da questo momento in poi cercheremo di evitare questo onnipresente cibo, invano. Arriveremo anche a pensare che i messicani non siano in realtà grassi, ma semplicemente gonfi (geneticamente) di mais.