Lasciamo il Nicaragua per dirigerci in Guatemala, passando velocemente per Honduras e El Salvador.La prima tappa obbligata, per spezzare il viaggio, è in Honduras, dove veniamo ospitati da un ragazzo CouchSurfer dalla storia un po’ particolare: dopo aver tentato di espatriare illegalmente negli Stati Uniti, viaggiando sopra il tetto di un treno per attraversare il Messico, con ogni clima, notte e giorno, dopo aver attraversato a piedi il deserto dell’Arizona ed essere infine catturato e reimpatriato, ora lavora in un negozio a gestione familiare di riparazione di cellulari e computer. Siamo ospiti dell’intera famiglia allargata, per la quale cuciniamo una pasta al sugo, ospiti a casa della madre e sotto l’attenta osservazione di una sorella che con la scusa di vedere come e cosa cuciniamo si assicura che non tocchiamo nulla che non possiamo toccare. La notte dormiamo nella modestissima casa/laboratorio, per terra su un materasso, mentre blatte giganti, della dimensione di due mie dita, ci corrono attorno (supposizione) ed almeno una (realtà) mi cammina addosso, svegliandomi e facendo gli ultimi suoi passi prima di incontrare la mia ciabatta.
Il giorno seguente attraversiamo il sorridente El Salvador, la miglior frontiera centro-americana, che ci accoglie con gentilezza, con procedure burocratiche snelle e ben organizzate, regalandoci perfino una mappa del paese e spiegandoci la strada più veloce per uscirne. L’impressione è di una bella natura e di abitanti sorridenti e socievoli, purtroppo la violenza quotidiana (tre morti assassinati nei campi solo il giorno prima del nostro passaggio) ci incita ad un rapido passaggio. Per rendersi conto di quanto sia piccolo questo paese gli stati attorno a El Salvador raccontano che bisogna stare attenti quando si parcheggia lì, perchè se sbagli a fare manovra uscendo potresti cadere nell’Oceano.
Raggiungiamo, col calare delle tenebre, il Guatemala e ci fermiamo a dormire in una stazione di benzina posizionata in mezzo al nulla, sulla strada per Antigua.
Collezioniamo così 6 passaggi di frontiera in 48 ore, record attuale dell’intero viaggio.
Al mattino seguente, complice il lungo percorso dei giorni precedenti, oltre 700km, Chevroletto decide di non ripartire più, per colpa di una mancanza di olio motore, come scopriremo dopo l’intervento di un meccanico locale. Il nostro furgone probabilmente non aveva mai visto così tanti kilometri uno dietro l’altro e, complice la pressochè nulla manutenzione effettuata nei suoi primi 15 anni di vita, inizia a lamentarsi, dando inizio così ai nostri problemi.