Ripartiamo verso il nord del Guatemala, attraversando Guatemala, la capitale, nel traffico del mattino.
Il fatto di chiamare con lo stesso nome del paese la capitale è una moda del tutto centro-americana, che crea non poche difficoltà di comunicazione alle volte..
“Di dove sei?”
“Guatemala”
“Bello, ci sono stato.. di che città?”
“Sono di Guatemala”
“Si, ho capito, ma di dove?”
“Guatemala, capitale”
“Ah..”
La prima tappa che ci interesserebbe visitare è Semuc Champei, ma mentre ci fermiamo per pranzare sulla strada il nostro van decide di non ripartire. Armeggiamo nel motore e controlliamo tutti i livelli dei fluidi, controlliamo uno ad uno tutti i fusibili e lo rifacciamo una seconda volta quando Gaia riesce a fermare un pick-up per chiedere aiuto, ma nulla da fare.
Mi faccio portare quindi al paese più vicino a cercare un meccanico.
Dopo mezz’ora buona di macchina, l’aiuto di un gommista che sfoglia la sua rubrica telefonica perché c’è un turista da spennare, riusciamo a rintracciare un elettromeccanico disponibile. La considerazione nei miei confronti cambia quando scoprono tutti che so parlare spagnolo, che sono Italiano e non Gringo e quindi per parlare di me, davanti a me, ma escludendomi passano a parlare nella loro lingua natia, riportandomi alla memoria la sensazione di essere in Bolivia, dove col Quechua eran sicuri si non farsi capire dai turisti.
Torniamo verso il van prendendo un bus e poi con una macchina talmente scassata che ho paura per la mia incolumità a guidare nella nebbia e nel buio. Più tardi dovremo dare al nostro meccanico anche un gallone della nostra benzina per permettergli di tornare fino a casa. Arrivati a Chevroletto, col buio, troviamo il guasto nel motorino di avviamento, la cui bobina non bobina più a dovere e quindi dopo un tentativo di svitare il tutto sul posto (senza chiavi ma con cacciavite e martello) per valutare il danno, salutiamo il meccanico che torna a casa con il pezzo per cercarne un ricambio l’indomani.
Rimaniamo senza cena, nel nulla, ma con una stellata fantastica sopra la testa a dormire nel van. Il giorno dopo andiamo a piedi al raggruppamento di case più vicino e al relativo mercato che non aveva mai visto tre turisti. CI facciamo così osservare da bambini curiosi mentre voraci mangiamo la nostra colazione di uova e fagioli e tortillas e poi torniamo ad attendere al van l’arrivo del meccanico. Il nostro salvatore si presenta in bus, perché la sua macchina lo ha lasciato a piedi. Non avendo trovato nessun pezzo di ricambio è stato costretto a ripararlo, ma una volta rimontato fa il suo dovere. Lasciamo il meccanico ad aspettare il suo bus con più riconoscenza che soldi, o sicuramente con meno soldi di quelli che si aspettava di poter recuperare da dei turisti e proseguiamo finalmente verso Semuc Champei.
Percorriamo una ventina di km di sterrato prima di incontrare una manifestazione che ci blocca il passo. Il paese è in agitazione per lo sfruttamento turistico, che non riversa nessun tipo di guadagno sulle comunità locali e di conseguenza l’ingresso al sito non sarà possibile né oggi e forse neppure domani. Giriamo i tacchi e ci dirigiamo verso la prossima tappa: la città maya di Tikal.
La dissestata condizione politico-economica del Guatemala però si mette di nuovo sulla nostra strada e ci fa incontrare una manifestazione contro la chiusura di uno stabilimento di produzione di palma. Naturalmente lo sciopero comporta il blocco della strada per almeno tre giorni, se non di più. Non ci diamo per vinti e cambiamo strada, sperando che le voci di manifestazione più al nord siano infondate ed aggiungiamo circa 300km di strada per questa deviazione, andando a costeggiare il Belize. Arriviamo a Tikal la sera, quasi all’ora di chiusura e ci sistemiamo a dormire nel campeggio del parco archeologico, aperto solo per noi.
Il sito di Tikal è molto bello ed abbiamo la possibilità di visitarlo da semi deserto essendo bassa stagione. Il percorso nell’antica città Maya si svolge in un bosco abbastanza fitto, dove alcune piramidi ed edifici sono stati scoperti dalla vegetazione, mentre altri sono ancora coperti da terra ed alberi. La parte bella ed affascinante è che su quasi tutte le costruzioni ci si può arrampicare, dando quel senso di scoperta ed avventura che rende l’esperienza magica. Il modulo base di molte costruzioni è quello delle piramidi gemelle, ripetuto in molti punti e per celebrare diverse ricorrenze o periodi storici. Purtroppo in nessuno dei casi sono state liberate dalla vegetazione entrambe le piramidi gemelle e quindi non si può apprezzare nell’interezza l’entità di questo complesso. La piramide principale di tutto Tikal è quella del Giaguaro, che è anche il simbolo del Guatemala e si erge con la sua imponenza sulla piazza principale della cittadella.