Lasciamo la Georgia per avventurarci nella terra della musica, il Tennessee, prima tappa Nashville.
Siamo accolti da un regista che vive in un loft con vista sulla città e con lui come guida ci avventuriamo nella vita notturna. Esiste una via principale, che porta al fiume, chiamata Broadway, piena di locali, bar e club con luci colorate e musica country che esce da ogni porta. Ci viene chiesto il documento all’ingresso, non è sufficiente la barba incolta di mesi di viaggio a persuaderli che i 21 anni li ho passati da un pezzo. E’ così che, in un attimo, ci ritroviamo in un pub crawling musicale e di birra freddissima, ascoltando live band pagate solo dalle offerte del pubblico e non dal locale che mette solo a disposizione lo spazio.
In questi posti è stata fatta la storia della musica country, un vicolo dietro ai locali, frequentato dagli attori del vicino teatro vedeva ripetersi quotidianamente la scena del direttore di scena che andava a ripescare gli attori ubriachi dai vari club nelle pause tra il primo spettacolo e le repliche giornaliere. Da queste strade e da questi locali ha iniziato a suonare gente come Jonny Cash. Le pareti sono costellate di chitarre firmate, dischi, fotografie filmate e nell’aria, nell’aria c’è una dannatissima ottima musica, che non ti lascia stare fermo, che ti entra dentro e senza volerlo inizi a muovere il piede e battere il ritmo e seguire le parole di strane storie di campagna cantate da voci accompagnate da bassi, contrabbassi, chitarre e batterie. Tutti vestono con camicie a quadri e stivali di pelle ed il nostro stile troppo cittadino si nota subito, non abbiamo nemmeno un cappello da mandriano per nascondere la testa.
Ci ritroviamo in un party privato, invitati dal nostro ospite, di un certo Zac che ha già vinto parecchi Emmy Award. Siamo circondati da gente del cinema, attori ed aspiranti tali, siamo presentati ad un produttore di Netflix che ci snobba immediatamente e scopriamo come vengono selezionati i corti per la nomination agli Oscar. Siamo tra il divertito per l’ambiente e la situazione e l’imbarazzato per il fuori luogo in cui ci sentiamo senza conoscere nessuno e vestiti con gli stessi vestiti da mesi, più adatti ad una passeggiata in montagna o per New York che in una festa privata in un club.
Visitiamo la città di giorno e poco sembra cambiare, i locali sono ancora aperti, le band suonano davanti a platee quasi assenti, ma la musica è sempre bella, ovunque. Anche quando ti allontani da Broadway la musica ti segue, ti segue in testa ed un po’ nelle ossa ma soprattutto mentre aspetti di attraversare la strada ti accompagna da delle casse messe nelle scatole di derivazione telefoniche lungo i marciapiedi. There’s always music in the air.
Nashville entra a gran passo nella lista delle migliori città americane incontrate fino ad ora, per la vita notturna, attiva, elettrica ma non eccessiva. La musica vince. Sempre.
(Anche se nell’Oregon avevano le torte..)