Emergiamo da un po’ di giorni a contatto con la natura, senza internet, con le stelle, con il caldo di giorno e il gelo di notte, il pisco a scaldare gli stomaci e nuovi amici ed incontri nel cuore.
Ma procediamo con calma..
Abbiamo lasciato Valparaiso in autostop, con una ragazza americana che si é unita a noi mentre aspettavamo con un cartello datoci da un meccanico per facilitarci il compito di essere caricati. Arrivati alle porte di Santiago veniamo lasciati ad uno svincolo autostradale dove passa la ruta 5, la nostra nuova amica. Da qui, scavalcando e arrampicandoci e passando sotto cavalcavia ci troviamo in mezzo alla tangenziale a chiedere un passaggio per il nord.
Fortunatamente un camion ci porta velocemente fuori città, dove un secondo camion, di quelli tondi ovvero trasporto liquidi pericolosi, che non potrebbero portare passeggeri, ci porta dritti fino alla meta. L’autista é un mezzo pazzo, che si ferma ovunque gli venga voglia di farlo senza problemi per le dimensioni del mezzo, così che fermiamo per comprare i dolci che vendono lungo la strada ed il formaggio di capra con pane venduto in un posto che come insegna ha una vera capra morta scuoiata.
Il paesaggio vede da un lato la costa e dall’altra delle colline totalmente ricoperte di cactus, una strada dritta ma non troppo monotona e degli avventurosi passaggi per una delle strade più pericolose del Cile perché con il carico pericoloso che portiamo (acido solforico) non possiamo passare dalla più moderna galleria.
Arriviamo a la serena con un giorno di anticipo e dato che nessun couchsurfer ci ha ancora risposto siamo costretti a dormire in un ostello. Il giorno dopo troviamo ospitalità da Viktor, nella città gemella chiamata Coquimbo, dove arriviamo dal lato costiero portando gli zaini un po’ con un carrello della spesa e un po in autostop.
Visitiamo la città e la moschea più grande del sud America aperta apposta per noi dal gentilissimo guardiano, guardiamo i pellicani e i leoni marini contendersi i resti di pesce al porto, come se fosse normale avere dei bestioni di 2 tonnellate che pascolano a pochi metri dalla riva e decidiamo di esplorare nei prossimi giorni una valle qui vicino, dove si produce papaya, uva per la vendita, per il vino ma soprattutto per il pisco, il distillato che il Cile di contende di paternità con il Perù.