Approdiamo nella città degli angeli, ci fermiamo e viviamo un po’ questo angolo di America per poi ripartire verso Nord attraverso delle foreste spaventosamente grandi, che ci fanno sentire quanto è piccolo e pericoloso l’uomo.
A Los Angeles ci installiamo per qualche giorno a casa di Jerry e Viviana, due BESTie di Milano recentemente trasferite. Occupiamo il loro soggiorno ancora smobiliato, cosa che ci permette di entrare maggiormente in contatto con la natura locale: forti del jingle che “in america non ci sono gatti, e ti regalano il formaggio” dei topi scorrazzano per la cucina a pochi passi da noi fino a quando, con uno sforzo logistico congiunto, non riusciamo ad individuare tutti i buchi da cui possono entrare e li chiudiamo definitivamente fuori.
Approfittiamo di una settimana di relax per comprare finalmente, praticamente a casa Apple, il regalo di compleanno di Gaia. Visitiamo poi la città con i nostri ospiti che stanno praticando sui vari tour da far fare agli amici, noi siamo i beta tester e quindi torneremo più avanti per vedere come sono migliorati nel ruolo di ciceroni. Visitiamo Hollywood (dove stanno girando per strada una scena per un qualche film), Venice, downtown, Chinatown, Little Tokio, il Walt Disney concert hall e il campus universitario (che è davvero come nelle serie tv).
Lasciamo Los Angeles dopo esserci innamorati della California, cosa abbastanza facile dopo essere entrati in Texas ed aver attraversato finora solo deserti e strade in mezzo al nulla. Ci incamminiamo verso Nord, passando per l’interno, con l’idea di visitare qualche parco nazionale prima della prossima grande sosta a San Francisco.
Entriamo nel parco nazionale Sequoia di primo pomeriggio e vista la lunga strada che ci separa dall’ingresso, dal primo (e unico con posti disponibili) campeggio al centro visitatori e ai percorsi da poter fare a piedi decidiamo di fermarci per la notte. I capeggi funzionano in parte sulla fiducia, in parte sul monitoraggio dei ranger. Si arriva, si sceglie il proprio posto, si impacchettano tutte le proprie provviste in un armadio difficilmente apribile anche da un umano, quindi a prova di orso o di animale e poi si compila un talloncino, si mettono i soldi in una busta e si paga così la propria notte di campeggio. Accendiamo un fuoco per cucinare e proprio non appena abbiamo pronto da mangiare arriva un ranger per dirci che in realtà in questa stagione è vietato fare fuochi, poco male. Anche il resto del campeggio spegne i propri focolari e si ritira dentro i loro alberghi viaggianti su ruote grandi come un tir. Noi mangiamo per tenerci caldo e ci infiliamo dentro Chevroletto a guardare la nuova droga serale: la serie di Twin Peaks.
Immaginate l’albero più grande che avete mai visto in Europa, fatto? Ora quadruplicate la dimensione del tronco, quintuplicate l’altezza e forse potete rendervi di cosa vuol dire trovarsi al cospetto di una Sequoia. Sono abituato a rimanere stupefatto dalla natura, ormai me lo aspetto e vado sempre a cercare montagne, laghi, vallate in cui fomentare il mio stupore, ma trovarmi davanti ad una sequoia fa sfigurare tutto quanto visto fino ad ora. Probabilmente perchè gli alberi ci danno l’idea di essere vivi, mentre una singola vallata, montagna, se non pensata nell’interezza del mondo naturale sembra meno viva.
La sequoia è diventato il mio essere vivente preferito.
Più grande della più grande balena, più imponente di un grattacielo, con un rapporto col fuoco magico di via e morte. Partiamo dal fatto che il legno brucia, facile no? ma avete mai sentito di un albero che nasce dalle fiamme? Come se fosse una fenice la sequoia sfrutta le fiamme per far schiudere le sue pigne, senza le fiamme non potrebbe nascere, inoltre il fuoco crea terreno fertile e spazio, perchè brucia altri alberi, e le sequoie possono così crescere più velocemente negli anni successivi ad un incendio. Ma come sopravvivono una volta nate al fuoco? Beh, non tutte ce la fanno, questo è vero, ma la tecnica sta nel crescere il più velocemente possibile sopra al livello delle fiamme, facendo seccare i rami più bassi e puntando dritto per dritto verso il cielo, il secondo trucco è metter su ciccia, sotto forma di una corteccia spessa dai 30 ai 60 cm, spessa a sufficienza quindi per bruciare lei e lasciare in vita la maggior parte dell’albero. Bene, tutto bello fino ad adesso, ma come si sviluppano gli incendi? Chi li appicca? E’ anche per questo che mi sono innamorato di quest’albero, fa tutto lei, la sequoia con le foglie che fa cadere e con i rami che “dimentica” indietro nella sua scalata verso il cielo e con le sue pigne cadute a terra, crea l’ambiente perfetto per l’arrivo di un fuoco estivo, quando il caldo dell’aria è sufficiente a provocare un qualche tipo di combustione.
Ah, e poi ci sono i Redwood, che sono più alti delle sequoie, hanno tutto il tronco rosso rosso, ma di un rosso bellissimo, ma non sono fighi tanto quanto le sequoie.