Lasciamo Arequipa al mattino presto per dirigerci verso Nord, ma essendo grande la cittá anche solo trovare un bus che ci porti in periferia risulta complicato.Seguendo le indicazioni di varie persone camminiamo per piú di un’ora alla ricerca del posto giusto dove poter prendere l’autobus che ci serve. Alla fine scopriamo che il nostro bus arriva ad un incrocio di due viali e che dobbiamo aspettarlo nel centro del viale, di fianco allo spartitraffico, proprio dove passano i tir e le macchine a tutta velocitá, perché li rallenta per curvare e quindi si puó anche fermare in mezzo a tutto e caricare passeggeri.
Dalla periferia della cittá, dopo un casello, cercando di non dar fastidio ai venditori di frutta e acqua ci mettiamo ad aspettare per un passaggio. Dopo alcune decine di minuti veniamo caricati da un camion, guidato da un giovane che avendo fatto tardi la sera prima usciva dalla cittá verso mezzogiorno pur dovendo essere a Lima per il giorno successivo. 1000km in camion non sono la stessa cosa che in macchina e soprattutto se la strada sale e scende di continuo e la velocitá massima raggiunta in salita sfiora i 40Km/h. Viaggiamo con lui fino a sera, fino a quando la luce sparisce, il traffico di camion aumenta (di notte fa piú fresco e si viaggia meglio) e gli occhi del camionero non si fanno pesantissimi. A questo punto gli chiediamo di scaricarci in un paesino in riva al mare, Atico, augurandogli buona fortuna e raccomadandogli di riposarsi un po’, speriamo vivamente che si sia fermato a dormire e che sia arrivato sano e salvo a destinazione, ma soprattutto che non abbia provocato incidenti con altra gente per il sonno. Noi invece ci prepariamo una cena guardando l’oceano buio e rumoroso per poi infilarci in una casa in costruzione sulla prima linea del mare, dove montiamo la tenda e ci mettiamo a dormire fino al giorno dopo, accompagnati dall’abbaiare dei cani che si lamentano perche quello é il loro territorio.
Il mattino seguente facciamo colazione con pane e palta, ehm avocado che qui si chiama palta e ci mettiamo sulla Panamericana a fare autostop. Dopo un po’ di attesa e dopo aver cambiato posto, infatti bisogna sempre trovare il posto giusto dove i camion possano fermarsi e solitamente le prossimitá di un dosso, dove devono comunque rallentare, sono dei buoni posti di attesa, veniamo caricati da un pick-up apri fila di un convoglio di camion di trasporti eccezionali. Ufficialmente non potrebbe caricare passeggeri, ma come abbiamo giá potuto notare questo non ferma la gentilezza delle persone. Passiamo cosí qualche ora piacevole parlando via radio coi camion che ci seguono e fermandoci nei posti giusti dove poter comprare prodotti buoni a poco prezzo, come le olive nella vallata che produce solo olive, da portare piú avanti nel viaggio.
Il nostro passaggio finisce a Nazca, dove siamo in dubbio se fermarci per vedere le tanto famose linee. Purtroppo peró l’unico modo sensato di apprezzarle é spendere un centinaio di dollari in un volo panoramico e quindi decidiamo di proseguire e di rimandare questa esperienza al prossimo viaggio. Ci carica un vecchietto urlante, pazzo come un cavallo, simpaticissimo che ci porterá fino ad Ica. Con lui ci fermiamo a far lavare il camion e ad aprofittare della vallata di produzione delle arance.
A circa 500m da dove dovremmo sbarcare dal nostro passaggio, entrando nella cittá di Ica, il nostro autista si ferma ad un semaforo, con il camion in coda, per andare in bagno. Un poliziotto lo vede e cerca di fermarlo, accusandolo di guidare senza la cintura di sicurezza. Seguono attimi di terrore nostro, mentre il poiziotto in moto cerca di intimare l’alt al camion, che prosegue sulla strada quasi uccidendo a piú riprese il poliziotto. Veniamo tirati in causa come testimoni del fatto che stava effettivamente guidando con la cintura ed il tutto si risolve con un verbale, non firmato dal camionista e nessuna mazzetta per il poliziotto.
Ica é una cittá affollata, rumorosa oltre ogni sopportazione, con tutte le macchine che continuano a suonare il clacson per la strada, un posto in cui stare il meno possibile. Ripartiamo il giorno dopo allontanandoci dal centro a piedi, fino a quando, vicino a dei negozietti da cui riceviamo degli avocado super maturi in regalo, un signore ci carica sul pickup e ci porta fino a Pisco. Pisco é la cittá originaria dell’omonimo liquore, quello che i cileni pretendono sia loro. I peruviani non lo misciano con nulla o al massimo con gassosa, dimostrando maggior saggezza e conoscenza di come si beve una buona grappa.
Da Pisco, a bordo di un camion dall’autista super silenzioso, arriviamo finalmente a Lima, dopo soli 3 giorni di viaggio.