Ciao a tutti,
Per chi non lo sapesse sono partito, di nuovo.. e stavolta per il Sud America. É una settimana abbondante che sono in giro e quindi ho pensato potesse essere il momento per scrivere qualcosa, anche se non ho ancora trovato un computer da cui farlo, quindi scusate i possibili errori di battitura.
Era il maggio scorso quando io ed Omar prenotammo i biglietti di andata e ritorno per Buenos Aires, mettendo cosi una data su un’idea che ci inseguiva dai tempi dell’Università.. Nei mesi abbiamo aggiunto prenotazioni e dettagli ma come sempre siamo partiti abbastanza impreparati, con uno zaino e un’idea di massima di cosa dovesse essere il percorso. Abbiamo naturalmente cercato posti letto sui divani di couchsurfers in modo da risparmiare e di conoscere qualcuno di locale.. Ed eccoci qua, a rotolare verso sud, con l’obiettivo di passare il capodanno ad Ushuaia, la città più a sud del mondo, dopo esser scesi per la carrettiera austral, in Chile, con un pickup affittato.
I primi giorni di viaggio sono stati strani, veloci.. Non sembrava nemmeno di essere in viaggio: arrivati a Buenos Aires abbiamo passato la serata in casa con la nostra ospite e i suoi coinquilini, il giorno dopo abbiamo camminato da mattina a sera per vedere, annusare, scoprire, origliare la capitale argentina. Abbiamo visitato l’obelisco e plaza de mayo, siamo arrivati fino alla Boca, con le case colorate e le trappole per turisti (dei miraggi rassicuranti dopo aver percorso certe strade), ci siamo imbattuti in una fiera di artigianato e cose vecchie, a metà tra un mercatino di natale e un labirinto senza uscita per hipster. Abbiamo cambiato euro ‘al blu’, al mercato illegale in mezzo alla strada, dentro un baracchino dei giornali dove nemmeno volendo ti potevi muovere mentre loro tiravano fuori secchielli interi pieni di banconote, ottenendo il 30 percento di valore in più.
Il secondo giorno ci siamo alzati alle 4 per prendere un aereo per Santiago del Chile, aereo che però é stato ritardato alle 10. Arrivati finalmente, ed ottenuto il secondo timbro sul passaporto in poche ore, ci siamo buttati, zainoni in spalla, per le vie del centro: un mega magazzino commerciale a cielo aperto, con strade uguali piene di negozi uguali e gallerie commerciali che uniscono vie di negozi con palazzi di negozi e sottopassaggi di negozi. La sera abbiamo preso un bus per il sud e ci abbiam dormito sopra, coccolati dalle poltrone reclinabili grassissime e dallo steward super premuroso. Le prime differenze tra i due paesi ci sono pero già saltate all’occhio in queste poche ore di visita delle due rispettive capitali. Le poche persone con cui abbiamo parlato ci hanno fatto capire che non corre buon sangue tra i due paesi. Le economie sono ben diverse anche ad un occhio esterno, senza andare ad indagare sul passato recente o remoto.
Sbarchiamo a Puerto Montt alle nove del mattino, giusto il tempo per raggiungere a piedi l’autonoleggio. Ci si presenta, dall’alto, una città estesa ma racchiusa in una baia, con strade ripide e sterrate che portano al mare, case basse a non più di due piani, in legno o in lamiera, adornate di addobbi natalizi, con cani randagi ad ogni angolo che o ti ignorano, nella svaccatezza del cane patagonico che constateremo da qui in avanti, o ti inseguono per avere coccole o ti evitano aggirando l’incrocio in direzione opposta alla tua. Con la macchina partiamo subito, per vedere il vulcano Osorno affacciarsi su lago a pochi km dalla città, carichiamo i primi autostoppisti e poi incontriamo la nostra ospite a Puerto Montt. All’ufficio del turismo recuperiamo le informazioni base per i prossimi giorni di viaggio, tutte cose che avremmo potuto cercare comodamente a casa, ma che é molto più bello trovare sul posto, pianificare sul momento, scoprire di avere più o meno tempo ed interrogarsi se sia fattibile l’idea originaria o no.
La carrettera austral é strana, ma finalmente mi fa sentire in viaggio, libero dalle prenotazioni di passaggi, aerei e appuntamenti. Nel primo tratto é una strada normale, che conduce al miglior posto vicino a Puerto Montt per mangiare delle empanadas, ma dopo il primo traghetto inizia la magia: lo sterrato. Una nuvola di polvere dalla macchina di fronte ti avvolge, vedi poco e nulla e ogni tanto qualche figura si staglia tra la nebbia a forma di pedone o ciclista, all’ultimo.. La strada stessa non ti permette di superare i 50km/h il più delle volte e le distanze si moltiplicano in un attimo. Il primo giorno, dopo 3 traghetti arriviamo ai piedi del vulcano El Chaiten, che nel 2008 si è svegliato lasciando intere vallate piene di alberi scheletrici ai piedi dei quali solo ora sta iniziando a ricrescere il sottobosco. Le città sono dei paesi, con pianta quadrata, con case sparse e grandi viali sterrati, qualche negozio e tanti cani.
La vegetazione della foresta pluviale ci affascina e decidiamo di cercare un trekking da fare per il giorno dopo, prima che il sud ci porti alberi diversi e ci tolga dal sottobosco le nalcas, foglie di cavolo più grandi di una macchina.
Giovedì scorso, dopo un trekking che ci porta in fondo ad una vallata dove un ghiacciaio crea un bellissimo e rigoglioso fiume, con tanto di percorso guidato con i nomi delle varie piante presenti, ci scontriamo con una delle verità paragone: ‘”Chi ha fretta in Patagonia perde solo il suo tempo”. La frana di due colline interrompe la strada, l’unica che porta a sud e noi, nel tentativo di aggirare il problema ci andiamo ad infilare in un paesino chiamato Lago Verde, non prima di aver caricato sul retro del pickup 4 autostoppisti, per 70km di sterrato sotto la pioggia.
Lago Verde non ci dà comunque nessuna possibilità di andare più a sud, infatti la strada indicata sulla nostra cartina, che da li ci avrebbe portato ad aggirare le frane é percorribile solo a cavallo. Rimaniamo cosi bloccati per due giorni, infiniti ma belli. Il tempo scorre lento nella cabaña, un bungalow composto da tre letti, una cucina con la stufa al centro della stanza e un bagno, che abbiamo trovato poco fuori dal paese per tutti e sei. Ho il tempo di studiare un po’ per l’esame di shiatsu, di giocolare col bastone, abbiamo modo di conoscere i due ragazzi e due ragazze a cui abbiamo dato un passaggio e siamo cosi fortunati da poter partecipare alla festa di anniversario di fondazione del paese, con tanto di cordero al palo offerto dal comune! Vediamo, parliamo e viviamo un po’ di Patagonia, quella vera, quella dell’interno del paese, coi gaucho, con più pecore che persone, con paesaggi e situazioni bucoliche come una lepre che corre per un prato facendo alzare in volo degli strani uccelli che suonano come dei clacson e che hanno un lungo becco curvo. Il tempo cambia in fretta qui, come in montagna, e d’altra parte siamo in mezzo alle Ande, in 10 minuti passa dal sole al vento, all’acquazzone.
Finalmente stamattina siamo riusciti a riprendere la strada. Dopo aver lasciato i nostri autostoppisti vicino ad un ghiacciaio che volevano visitare proseguiamo verso sud, cercando di recuperare un po di tempo perduto. Domani passeremo in Argentina e se tutto va bene nei prossimi giorni farò cose che vi racconterò nella prossima mail..
Guidare sulla sterrato é molto divertente, ci sono tantissimi lavori stradali in giro e il paese sembra l’Italia degli anni 80, con tante risorse e tanto denaro da investire.. Al supermercato hanno ancora l’addetto che come unico lavoro pesa la frutta e in cassa c’è l’addetto a fare solo i sacchetti. I lavori stradali che abbiamo incontrato contano di finanziamenti enormi, più di 50mln di euro equivalenti e non sono assegnati alla stessa impresa edilizia. Auguro al Chile di riuscire a crescere meglio di come abbia fatto l’Italia negli ultimi trent’anni, di crescere senza tangentopoli e senza buttare via le sue risorse naturali. I paesaggi e la natura sono preponderanti e anche se un giorno la carrettera sarà tutta asfaltata, pur perdendo l’aspetto di pericolo, rimarrà una delle più belle strade da percorrere al mondo.
Vi auguro un buon natale con qualche giorno di anticipo.