The long way to Arequipa

Lasciamo Cuzco con un po’ di tristezza nel cuore e torniamo parzialmente sui nostri passi verso Arequipa, che geograficamente si trova piú a sud.

IMG 20150609 115055Uscire dalla cittá é ormai facile visto abbiamo imparato a padroneggiare i mezzi dei locali, ta un “sube sube sube” ed un “baja baja baja” arriviamo alla periferia, ci spositiamo di qualche kilometro a piedi per esser sicuri di essere quasi nella campagna ed aspettiamo. Il primo a giocare con noi é un signore che va a visitare la figlia, il secondo é il proprietario di un’impresa di rafting chiamata Mayuc, che ci racconta i suoi ruggenti anni 70 in giro per il mondo, dalla fuga da casa quando aveva 8 anni alla silicon valley a fare l’imprenditore, passando per l’Europa ad innamorarsi ed infine a costruire un impero basato sul turismo qui a Cuzco. Il terzo passaggio é il piú difficile da trovare, lo dobbiamo aspettare olte due ore in mezzo al nulla, dopo un casello. Alla fine ci carica un camioncino diretto verso Arequipa, ma come scopriremo per vie secondarie.

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PANO 20150609 171854Arriviamo sul far della sera a Espinar, un paese sperduto nelle bellissime montagne (paragonabili alle dolomiti o alle torres del paine patagone) sopra Arequipa. Decidiamo quindi di passare la notte al terminal dei bus per provare poi a fare autostop il giorno seguente. La notte é molto fredda a 4000m e noi siamo praticamente all’adiaccio, nascosti dietro un bancone di una compagnia di trasporti, stretti agli zaini e stretti tra di noi per sopravvivere nei sacchi a pelo. IMG 20150609 181504Nelle stazioni dei bus gli addetti di ogni compagnia ripetono in modo incessante, a voce alta e cantilenante, le destinazioni dei loro bus e cosí fino all’ora di chiusura, che corrisponde con la partenza dell’ultimo bus notturno, l’ambiente é riempito da un continuo “Arequipa Arequipa Arequipa”, “Santa Cruz Santa Cruz Santa Cruz” e “Chivay Chivay Chivay”.
Trovare un passaggio il giorno seguente ci é impossibile, come dovevamo intuire dal commento di un locale la sera prima: “questa non é una cittá come le altre, devi prendere il bus..”. Al pomeriggio quindi ci buttiamo, delusi, su un bus per Arequipa, dove arriviamo dopo mille curve su strade sterrate la sera e veniamo accolti da due fantastici CouchSurfer, Christian e Jessica, che a breve viaggeranno per l’Italia con l’intenzione di trasferirsi a lavorare come i medici in Europa.

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IMGP1257Arequipa é soprannominata cittá bianca e le spiegazioni sono due, la prima vede il soprannome dal colore delle case, costruite con pietra vulcanica bianca, mentre la seconda lo fa derivare dalla forte presenza bianca, spagnola, nella cittá. La cittá é strana, ampia ed ha piú la forma di un gruppo di paesi uniti tra di loro da strade, infatti tra un quartiere e l’altro ci sono ancora i campi coltivati non ancora mangiati dal cemento. IMGP1282La cornice sono tre vulcani, il Misti, il piú grande perché piú vicino, che ha la forma classica a cono del vulcano, il Picchu Picchu, che supera i 6000m ed il Chachani. Durante una visita guidata gratuita della cittá ci spiegano che sono continuamente monitorati per pianificare una evaquazione in caso di eruzione, ma ci dicono anche che se il Misti dovesse eruttare la nube ardente che ne deriverebbe sommergerebbe la cittá nel giro di 20 secondi circa, trovandosi la bocca principale del vulcano a soli 17km dal centro.

 

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