Arriviamo in Canada per abbandonare il nostro mezzo di trasporto, dopo 13500km e mille problemi meccanici.
Varchiamo il confine canadese verso mezzogiorno, nel giorno dei veterani, ovvero la giornata in cui sia America che Canada festeggia, ricorda, onora i veterani di tutte le guerre.
All’ingresso veniamo interrogati molto più approfonditamente di tutte le frontiere finora attraversate sul motivo del viaggio, arrivando anche a verificare le nostre affermazioni guardando siti web ed e-mail per quanto riguarda la vendita del van. L’agente che ci interroga (useremo mr. Smith come nome generico) è la persona più scazzata del pianeta, sbuffa di continuo ad ogni nostra affermazione e ci guarda con la faccia di “ma proprio a me dovevano capitare questi tre..”. Paghiamo le tasse di importazione e finalmente Smith ci lascia entrare, senza però regalarci la bandierina del Canada che tutti gli altri davano dopo gli interrogatori :(
In Canada ritroviamo finalmente il nostro beneamato sistema metrico decimale, anche se sulle distanze dobbiamo riabituarci un attimo, finalmente possiamo comprare cose misurate in kilogrammi e sapere quanti gradi ci sono di temperatura ambiente senza dover fare strane conversioni approssimate. Siamo ospiti da una ragazza e suo figlio di cinque anni, nato in Guatemala, da cui ha preso il nome di Quetzal. Un terremoto continuo che salta per casa cercando di giocare con tutto e con tutti, solo distruggere bolle di sapone pare impiegarlo per oltre cinque minuti di fila e quindi a turno ci sottoponiamo alla produzione di bolle.
La vendita della macchina è meno facile del previsto.
In quanto ha più di 15 anni, come avevamo verificato prima di entrare, non deve passare la revisione federale, ma purtroppo deve passare la revisione della colombia britannica.. Dopo vari giri in assicurazioni ed uffici dell’ente di trasporto decidiamo di portare Chevroletto da un meccanico per la revisione. L’esito è catastrofico, ma ce lo aspettavamo, dopo aver compilato una quindicina di punti di non conformità il meccanico si rifiuta di andare avanti accendendo il van, e fa anche bene. Assieme a cose assurde come il non poter avere i vetri scuri quando si importa un veicolo, contemplando però il fatto di poterli montare comunque dopo per circolare, vi sono cose più evidenti come la mancanza di una serratura, il finestrino del guidatore che non scende completamente a meno di usare un trucco, dei buchi sul fondo della carrozzeria.
Noi di nostro possiamo aggiungere quanto sappiamo dello stato meccanico del veicolo: i supporti del motore si sono rotti, facendolo cadere sul blocco della trasmissione, danneggiando entrambi e provocando perdita di olio (che se opportunamente rabboccato abbiamo scoperto fanno continuare ad andare il tutto), la trasmissione è completamente danneggiata, l’impianto frenante è fissato (da noi) con delle fascette per garantire la simmetria di frenata, due candele non scoppiano e bisognerebbe pulire e sostituire la distribuzione (e da quando la hanno aperta a San Francisco un terzo cilindro alle volte non riceve corrente..), una su quattro delle sonde lambda non funziona e quindi la miscela di aria e benzina che entra nei cilindri è fondamentalmente casuale, la carrozzeria è ruggine in ogni angolo, ma pitturata di bianco per coprire lo stato delle cose, il sistema di riscaldamento è rotto ed il circuito dell’acqua è stato tagliato in modo da escluderlo.
Gli interni però sono stati adattati a camper da sapienti mani di artigiani italiane, vi sono cassapanche e sistemi all’avanguardia per cambiare l’utilizzo da giorno a notte, le pareti sono isolate e ricoperte di legno, il sedile davanti è stato adattato dalle sapienti mani di un artigiano peruviano per le strade di Panama.
Detto ciò, non trovando nessun compratore ci vediamo costretti a vendere ad uno sfascia carrozze Chevroletto, con un po’ di nostalgia, rimpianto, delusione, ma convinzione di non voler fregare nessuno rifiladogli un bidone che sta ancora si su strada ma che ha bisogno di almeno 3000 dollari di spesa per essere reso davvero funzionante..
..per lo meno possiamo così gustarci il vino liquoroso che abbiamo comprato apposta per l’abbandono di Chevroletto.
Cambiamo argomento e parliamo un po’ del Canada ed iniziamo confermando lo stereotipo che sono davvero gentili, più gentili dei nord americani, e confermiamo anche il fatto che lasciano le porte di casa aperte. In casa della nostra ospite infatti appena arrivati entriamo, cuciniamo e ce ne andiamo senza lasciare nessun bagaglio, squottando sostanzialmente la cucina. Per il resto poco cambia dagli stati uniti, strade larghe a scorrimento veloce, quartieri organizzati con una parte residenziale e poi una parte commerciale separata dal resto e una grande presenza di popolazione indiana (dell’India), immigrata qui negli ultimi anni sia per il miglior stato economico del paese, sia per la richiesta dello stesso governo canadese di persone per popolare gli spazi immensi del paese.
Vancouver è una città decisamente grande, soprattutto se si conta l’area metropolitana e tutte le cittadine che ne costituiscono i sobborghi.
Visitiamo il centro ed andiamo a visitare il museo di antropologia, molto ben fatto con una ricchezza di materiali enorme, tutti stipati in numerosi cassetti ed una enorme esposizione di opere lignee dei primi abitanti della regione, i cosiddetti indiani d’America o meglio nativi americani.