L’ultimo tour partendo da San Pedro é diretto in Bolivia.
Si parte al mattino presto, recuperati da un pulmino che fa il giro degli alberghi e si sbrigano le formalità di frontiera direttamente in città. Si viene poi portati in cima alla montagna al confine boliviano, dove con un timbro, una colazione inclusa nel trasporto ed un po’ di freddo si entra nel nuovo paese.
I bagagli vengono caricati sul tetto di una jeep 4×4, avvolti in un telone e poi ci si stringe in 6 passeggeri più guidatore e si parte su sterrati alla scoperta di lagune, deserti, fenicotteri e strade fuori dal mondo, che solo chi guida sa riconoscere tra le varie svolte di uno sterrato tra una vallata e un altra. L’autista del nostro Toyota land cruiser si chiama Wilson, non parla quasi e guida come un pazzo. Ad ogni sosta prevista ci dice dove siamo, senza spiegazione alcuna del luogo e ci da un tempo di visita, che noi aumentiamo a seconda dell’interesse del posto. Con noi viaggiano un ragazzo cileno, del quale fino all’ultimo giorno nessuno sa il nome, unico e povero a non capire l’inglese, che diventa presto la lingua più parlata per la presenza di una sud africana, Tracy, che capisce ma non parla spagnolo. Inoltre ci sono due francesi che hanno vissuto in Messico otto mesi, Gabrielle e Alexander.
I gruppi sono da sei persone ma il giro é uguale per tutti i tour e quindi spesso ci si ritrova in una quindicina di jeep nello stesso posto a fare le foto.
Il primo giorno si visitano dei geiser, delle acque termali e delle lagune colorate, alcune piene di fenicotteri, che dai microorganismi rossi che vivono in queste pozze prendono il loro caratteristico colore. I piccoli di fenicotteri nascono neri, con lo svezzamento dal cibo rigurgitato cambiano colore in bianco ed infine, nutrendosi da soli, iniziano a colorarsi di rosa a partire da sotto le ali.
La notte la passiamo in un rifugio con camerate, senza doccia, a 4800m dove si fa davvero fatica a prender sonno sia per l’altitudine sia per il.fatto di andar a dormire 2 ore dopo il tramonto, quando ci spengono la luce elettrica.
Il secondo giorno si attraversano deserti ed iniziano i primi problemi per il nostro mezzo di trasporto: una volta spento quasi non riparte più. Grazie all’intervento di tre generazioni di autisti di riesce a capire quale sia il problema ed aprendo il cofano ed effettuando un paio di operazioni sulla distribuzione della benzina si riesce a ripartire in modo quasi sempre ripetibile.
Anche in questa giornata le parole del nostro autista e si contano sulle dita di una mano e per fortuna Tracy ci salva dalla musica di Wilson attaccando i suoi mp3 allo stereo della macchina.
I percorsi off-road si presentano come tante tracce a volte parallele e a volte intersecate che uniscono un punto di visita con il successivo. Ogni autista ha il suo percorso preferito, sia per velocità, sia per confort, sia per evitare la polvere sollevata dalle altre macchine, ma pur partendo tutti insieme si viaggia quasi da soli fino alla fermata successiva, quando tutte le macchine compaiono dal nulla ed i turisti sono lasciati pascolare mentre i guidatori fanno comunella tra loro.
La sera del secondo giorno alloggiamo in un albergo fatto e ricoperto di sale, all’estremità ovest del salar di uyuni. La doccia calda promessa dal tour operator é a pagamento e quindi decidiamo di rimanere sporchi e terrosi anche per questa notte. L’albergo ha i pavimento ricoperti di sale, le sedie e i tavoli fatti di sale, le pareti costruite con mattoni di sale e per fortuna dei materassi normali appoggiati sopra un basamento di sale.
La sveglia dell’ultimo giorno é prestissimo, per poter andare a vedere l’alba da un’isola al centro del salar. Ma nella decomposizione generale che il nostro mezzo sta avendo e nella parziale incuria del suo conduttore, ci vediamo costretti ad una sosta forzata per il cambio di una ruota, che dava però problemi fin dalla partenza dall’hotel. Questo contrattempo non ci permette di raggiungere l’isola ma ci concede di vedere il sulle sorgere dal centri del salar, con nulla attorno, senza altre macchine o persone, solo noi ed il sale.
I paesaggi e i posti attraversati sono fantastici, non ci sino parole per descriverli. Le condizioni di viaggio sono precarie, ma non più dure di certo che trovarsi in mezzo ad una strada a fare autostop. Ci sentiamo di consigliare a tutti di intraprendere il tour, nonostante le difficoltà le foto parlano da sole..